-La mia su
“#like4like di Marco Rincione e Prenzy”-
Esiste
una perso na al mondo che è riuscita a farmi leggere le varie introduzioni,
dopo la sua meravigliosa introduzione a Paranoiæ non sono riuscito ad esimermi
dal leggerle… ecco, non sapevo come incominciare questa “La mia”, e sarà un “La
mia” molto ma molto accurata, ora ho incominciato!
Stando
alla introduzione Marco ha scritto questi racconti (sotto forma di racconti e
non di sceneggiatura!) nel lontano 2015, ovvero due anni fa, ha scritto questi
racconti perché si è accorto che internet stava fagocitando il tutto, ogni
singola vita collegata alla rete, lo so, a leggerla oggi suonerebbe banale (ma
intanto hai messo un like su una figa in bikini!), Marco per me come scrittore
parte sempre con un voto massimo… e ogni volta mi devo ricredere, sempre, (per
questo, da scrittore, lo odio profondamente!) quando penso che si calma su uno
stile, un modo d’espressione, una concezione della storia ecco che Marco non ci
sta e alza sta asticella!
Marco
non scrive… è uno scrittore e si capisce dalla prima storia… ha un inizio idilliaco,
dolce, pieno d’amore… ma chi sa scrivere conosce determinati “trucchetti”
narrativi, se parte così bisogna aspettarsi il peggio (un po’ quando nei film o
nelle serie ad un certo punto la ripresa è da dietro il protagonista… qualcosa succederà!)
e il peggio arrivo, Marco fin dalla seconda pagina ci fionda in un moderno 1984
e lo fa con la consapevolezza (che solo pochi scrittori hanno!) di ciò che sta
per raccontare, Marco fin dalla seconda pagina ci fionda (noi lettori!) in un
mondo dominato dal piacere ad altri, dove il gusto singolo può o meno salvare
una vita, può distruggere tutto o salvarlo…. Questa idea (poi ripresa da Black
Mirror il fatto è che Marco lo ha scritto prima!) è dispotica in maniera
atroce, Marco ci fa aprire gli occhi su un futuro molto vicino e con la prima
storia ci introduce nel mondo che ha creato, la genialata delle ultime pagine
della storia è qualcosa di disturbante e alquanto “stuprativo” anche se può
sembrare un lieto fine, non lo è… è un colpo in piena faccia tirato da Tyson ed
è poetico e drammatico, non so sinceramente parlando se Marco avesse questa
intenzione ma se lo aveva ha colpito bene… e poi arriva la seconda storia, non
disegnata (si… parlerò dei disegni di quel genietto qual è Prenzy alla fine!)…
un racconto!
Esistono
pochissimi scrittori che riescono in ciò che è riuscito a fare Marco… pochi, si
contano sulle dita di un monco… un racconto non disegnato e parla di una donna,
Marco riesce con occhi da uomo a raccontare alla perfezione le fobie, le paure,
il rompimento di palle che le donne hanno, la gelosia, ha descritto da chirurgo
cosa pensa una donna, è talmente perfetta la sua descrizione che ho rivisto un
paio delle mie ex, e non sto scherzando, è scritta questa seconda storia
talmente bene che travalica dal concetto stesso di storia, non sembra Marco a
scriverla ma una donna qualsiasi, ha descritto alla perfezione ciò che passa (o
che almeno noi maschi pensiamo!) nella mente di una donna… solo per questo racconto
Marco si merita come minimo una dozzina di premi e arriviamo alla storia che
chiude il volume, forse la più cruda e pesante di tutto il volume!
Marco
in questa terza storia eviscera in maniera chirurgica il voler apparire senza
essere, filosoficamente e fisicamente parlando, non si accontenta di descrivere
due poveri “scappati di casa” che agognano la fama di un qualsiasi youtuber
(quanto odio questo termine!), loro vogliono sfondare e nonostante la trama
quasi comica (ma comica alla Monicelli!) ma che comica non è, Marco ci porta
dentro ad una vera e propria tragedia psicologica e mentale, ci sono due
personaggi, che fanno di tutto per apparire (i famosi cinque minuti di Wharol!)
come finirà questa storia?
Riusciranno
ad essere famosi?
Non
ci riusciranno?
Non
si sa e credo che i lettori di questa storia poco importa di come andrà a
finire la vicenda di questi due… importa poco perché Marco scava a fondo a mò
di minatore la psiche umana, non solo dei due “scappati di casa” ma di tutta l’umanità
che ormai è assuefatta dai social e questa storia nello specifico spiega
benissimo questo desiderio spasmodico nell’avere un like, di essere accettati,
di poter contare qualcosa ed è questa la più grande denuncia morale ai vari
social… e Marco ha preso questa cosa e la resa in modo magnifico, ci sbatte in
faccia la nostra inutile ipocrisia, il voler essere qualcuno quando non si è
nulla… potrei fare riferimenti filosofici e quant’altro ma credo che se lo dovessi
fare rovinerei la lettura a voi lettori!
Lo
devo ammettere…. Sono stronzo! Si davvero, prima di Noumeno non conoscevo quel
genietto di Prenzy… e devo chiederli scusa… credo che è stata la migliore
scoperta dopo la scoperta della genialità di Giulio Rincione… che dire? Se non
Wow!
Mi
ha fatto mascellare, Prenzy è uno dei pochi artisti in Italia che riesce a
cambiare stile non tra vignetta e vignetta ma nello stesso disegno, questa cosa
per me è a dir poco geniale, e proprio in questo volume non poteva non essere
lui a disegnarlo (e qui la mia teoria che una storia a fumetto è un connubio
tra storia e disegni, e non tutti i disegnatori sono in grado di amalgamare
storia e disegni, ecco in questo volume poteva essere solo Prenzy a
disegnarla!), amo il suo tratto nervoso che poi diventa calmo e pittorico,
adoro le sue lignee bianche, adoro come disegni i visi e le espressioni, adoro
come rende grottesco il non grottesco, si lo amo e amo il suo tratto e le sue
opere d’arte, è un artista genialmente anarchico, mi da l’idea di un autore che
se ne sbatte delle regole, se decide che una tavola la vuole disegnare con uno
stile da bambino di cinque anni lo fa e il brutto è che rende bene per la
storia, credo che sia uno dei pochi artisti che leggono le storie, le rendono
proprie e che danno il massimo in ogni singolo atomo di un disegno… è il sogno
proibito di ogni sceneggiatore, lo sceneggiatore scrive e sa nel suo inconscio
che Prenzy darà il mille per cento nel rendere una sceneggiatura una grande
cosa… purtroppo non lo conosco bene (e me ne dispiaccio!) ma ora, dopo la
lettura di questo ennesimo gioiellino della Shockdom… mi sa che dovrò andare a
recuperarmi tutti i suoi lavori e a studiarli…
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