sabato 30 luglio 2016

-La mia su "Ultima Fermata"-

 -La mia su “Ultima fermata”-

Lo devo ammettere sono di molto incazzato, per due motivi specifici, il primo è che Marco non mi ha chiesto la mia su un suo racconto (e ricordo che non mi ha ancora mandato la sua tesi che sono estremamente curioso di leggere!) e la seconda è che scrive mille volte meglio di me, si sono incazzato!
Oggi stavo (o meglio ieri visto che è mezzanotte!) cazzeggiando su facebook quando mi vedo un link postato da un sito (che leggo!) e poi ripostato da Marco (e si ti do del tu!), ovviamente lo condivido poiché Marco è un amico e adoro come scrive, o meglio, ho letto le sue traduzioni, le sue prefazioni e le sue sceneggiature ma non avevo mai letto un suo scritto vero e proprio (o meglio una sua performance nella letteratura!), lo letto, a più riprese (ho incominciato a leggerlo sul cellulare bestemmiando in mille lingue per poi rileggerlo tutto su P.C.!) ed è stato un bene!
Il racconto si apre in modo ostico per chi non conosce la punteggiatura (io uso poco punteggiatura per questo fatto!), Marco abbonda di punteggiatura quindi fa sì che il lettore esperto, rispetti le pause, che danno il ritmo totale di questa prima parte, tanti punti, tante virgole, ad analizzare la prima parte calcolando le pause il ritmo che Marco dà al racconto è un ritmo sincopato, veloce, lento, di nuovo veloce per poi passare al lento (e io che scrivo racconti da ventidue anni non ci sono mai riuscito!),; la prima parte è incentrata su una persona che è immobilizzata, che parla a stento e il ritmo è angosciante, molto, si sente il dolore della vittima, si è la vittima, poi Marco che è un genietto cambia totalmente ritmo e ci porta su un treno!
Il treno!
I passeggeri!
La cazzo di luce bianca!
Lo devo ammettere, Marco mi ha sconvolto, ha scritto un racconto horror che non è horror, ha scritto un racconto di una liricità estrema, alta, molto alta, e la cosa non mi stupisce conoscendolo, Marco in una manciata di frasi porta il lettore (in questo caso io e se non leggete il suo racconto siete dei poverelli come il vecchio!) ad essere il personaggio, si è il personaggio in questo estremo monologo interiore a due voci che porta alla pazzia e al più totale annichilimento del proprio essere, non voglio raccontarvi di cosa parla il racconto perché sarei un bastardo nei confronti di uno scrittore che è riuscito ad alzare l’asticella ancora più in alto!
Ok, si sa che adoro come scrive Marco, in pratica lo sa il mondo, ma questa prova (e sono sicuro che prima di pubblicarla ha fatto un lavoro di correzione a dir poco certosino!) è il massimo, dopo il suo abbraccio avrei voluto ricambiarlo oggi, e non sto scherzando, Marco scava nella mente delle persone e ha il talento di far sì che il lettore occasionale e non riesca ad essere il personaggio di ciò che scrive, questo è talento, talento puro, non è esercizio che chiunque può imparare a qualsiasi corso di scrittura creativa, Marco scrive e lo fa divinamente!
Marco non scrive paroloni, non se la tira (anche se potrebbe farlo bellamente!), Marco scrive semplice, comprensibile a tutti, anche se il suo lato intellettuale esce, ed esce bene!
Che dire di questo racconto?
A parte chinare il capo da scrittore o pseudo tale quale io sono?
A parte che Marco ha appreso e ha fatto suo l’insegnamento Joyciano su come e sul perché scrivere?
Sinceramente non so che altro dire, ma posso dirvi solo una cosa, leggete questo racconto che a oggi è uno dei più bei racconti che io abbia mai letto!
Il racconto lo trovate qui:

 http://www.crapula.it/ultima-fermata

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