-Il ragazzo di
P.-
Mi
sono sempre chiesto quale sia il rumore, o il suono che dir si voglia, che fa
una pallottola quando trapassa un cranio.
Non
è sempre stato così, ho scoperto il tutto dopo mesi e mesi, la cosa al inizio
non mi dava così tanto fastidio a parte la cartucciera di cellulari che
suonavano a qualsiasi ora del giorno e della notte, dopo un po’ ci si fa l’abitudine
a sentire tante suonerie mono acustiche, pensare che tutto è incominciato con
un drink offerto ad una ragazza.
Sono
sempre stato un ragazzo di saldi principi, allevato bene, gli studi giusti con
i professori giusti, diploma prima e laurea in scienze politiche poi, una carriera
luminosa davanti a me e poi l’amore verso una donna ha mandato a carte quarantotto tutto, non è stato subito amore, c’è voluto un bel po’, la vedevo sempre in
locali alla moda, poi ho capito il perché li frequentava, al apparenza
sembrava una ragazza normale, magari troppo bella per quei locali ma ogni volta
che la vedevo ero il primo ad offrirli da bere e a farla ballare e lei
accettava con un leggero rossore sulle guance e quando ballava illuminava tutta
la pista da ballo e il sapere che ero io il suo principe, anche per pochi
minuti mi riempiva d’orgoglio.
Il
corteggiamento è durato molto come è durato tanto il tempo che ho dovuto
aspettare per fare l’amore con lei, tre mesi, aveva sempre un malore, un
problema al lavoro e non mi ha mai detto che lavoro faceva.
Dopo
la laurea ho voluto prendermi una pausa dallo studio e dalla ricerca spasmodica
di un lavoro e passavo tutto il tempo tra i vari locali che lei frequentava
dopo quasi un anno di corteggiamento, finalmente, il quattordici febbraio è
diventata la mia ragazza, all’epoca vivevo ancora con i miei e la prima cosa
che ho fatto è stata cercarmi una casa, il nostro nido d’amore, trovata la casa
siamo andati ad abitare insieme ed è qui dopo una settimana di convivenza che
ho scoperto che lavoro faceva.
Sulle
prime è stato uno shock, non sapevo come prendere la notizia, dopo una notte a
bere come una spugna mi sono auto convinto che in fin dei conti era un lavoro
come un altro, l’importante per me era che lei era mia il resto non contava, mi
bastava il mio sentimento per tenere il tutto a galla e così è stato per un bel
po’ di tempo.
Mi
sono trovato un lavoro ben retribuito, molto ben retribuito, pensavo facendo
così che lei non lavorasse più, il problema di base era che a parte il lato
economico a lei piaceva il suo lavoro, potrei azzardare che adorava il suo
lavoro e fino a quando poteva lo avrebbe fatto, di questo fatto non me ne sono
mai capacitato del tutto, accettavo tutto.
Accettavo
le chiamate.
Accettavo
le varie pagine web.
Accettavo
che lei guadagnasse dieci volte più di me.
Accettavo
tutto, senza mai una scenata, senza mai un litigio, pensavo che mi amasse come
io amavo lei, me ne volevo convincere, ma non era così, non è mai stato così.
I
primi problemi sono sorti quando il mio rendimento al lavoro stava calando
drasticamente, ricevevo rimproveri su rimproveri sia verbali che scritti e la
cosa buffa è che più io affondavo più lei si innalzava sempre più, quando ha
deciso che voleva lavorare da casa, la nostra casa, è stata la goccia che ha
fatto traboccare il vaso!
Passavo
gran parte del mio tempo libero in squallidi bar a bere e bere e basta,
aspettavo che finisse di lavorare, se prima aveva degli orari da quando decise
di lavorare da casa quest’ultimi erano spariti, ero un perfetto estraneo a casa
mia, non potevo rientrare quando volevo, non potevo riposarmi dopo una giornata
di lavoro, in pratica vivevo più al lavoro e nei bar che a casa mia e vivendo
questa vita, che non è vita, i nostri rapporti sessuali si erano ridotti al
lumicino, passavano mesi e mesi prima di poter vedere la mia ragazza in biancheria
intima, vederla nuda era praticamente impossibile, la mia vita è continuata
così per cinque anni fino a oggi, oggi lei lavora fuori, ho la casa tutta per
me, una casa che non riconosco più, una casa che non è più la mia, la nostra,
casa, è qualcosa di alieno, qualcosa di estraneo, qualcosa che non riconosco
più, se non ci fossero le mie mutande nel cassetto direi che questa è una casa
qualsiasi, una casa dove sono entrato di soppiatto senza fare rumore per poter
respirare e vivere una vita che non è la mia, una vita di cui ho solo il
ricordo, una vita che poteva essere diversa se m’innamorava della persona
giusta o per lo meno di una persona diversa, una vita che non è più una vita…
BANG!
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